Cercare di scegliere le scene preferite di Hot Rod è difficile, per non dire altro. Lintero film è composto da un momento di follia ispirata dopo laltro, con più visualizzazioni necessarie per individuare ogni tocco esilarante. Detto questo, ci sono evidenti punti salienti. Il punchdance ispirato a Footloose di Rod attraverso i boschi mentre risolve i suoi problemi di rabbia, culminati in una caduta apparentemente infinita giù da una montagna, eleva il film allo status di classico tutto da solo. Unimprovvisata parata di benessere attraverso la sua città natale, sulle note del successo di John Farnham Youre The Voice, inizia in modo divertente e diventa isterico quando improvvisamente si trasforma in una rivolta apocalittica a cui i nostri eroi scappano a malapena. Will Arnett, nel frattempo, non ha molto tempo sullo schermo nei panni del diabolico fidanzato di Denise, Jonathan, ma la sua ultima apparizione è un colpo di genio degno di un meme, troppo bello per rovinare qui. Poi, ovviamente, cè linnocua frase “cool bean”, che fa precipitare Rod e Kevin in quello che può essere descritto solo come un interludio dadaista, che divide quasi quanto lorinatoio di Duchamp. Probabilmente non è la scena ideale per conquistare i nuovi arrivati, a meno che loro cioè i fan di Reeves e Mortimer.
La musica di Hot Rod è un momento culminante, come ci si aspetterebbe da un film di Lonely Island. La maggior parte dellLP europeo del 1986, The Final Countdown, è lì da qualche parte e, insieme ad altri brani soft-rock di artisti del calibro di Cutting Crew e Moving Pictures, non avrebbe potuto essere scelta migliore. Josh Homme e i Queens of the Stone Age si presentano persino – travestiti da gruppo rock glam, Gown – per accompagnare il grande salto di Rod con una canzone originale, Head Honcho, che è tanto esplosiva quanto speri. Trevor Rabin (di Yes fame) fornisce una favolosa colonna sonora di synth che si adatta perfettamente ai riferimenti della metà degli anni 80 del film.